B-Corp, la sostenibilità che produce 22 miliardi di fatturato

Pubblicato il: 30/03/2017 15:00
B-Corp
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Fonte: Articolo di Gianluca Testa per CorriereSociale

Sono ormai più di 2mila e si trovano in 50 paesi diversi e sono attive in 130 settori con un fatturato di ben 22 miliardi di euro.

Stiamo parlando delle benefit corporation che hanno raggiunto questi incredibili numeri in poco meno di 10 anni dalla loro nascita negli Stati Uniti.

Alla base delle cosidette “B-Corp” c’è la sostenibilità, intesa come modello vincente di business, assunto ormai ben conosciuto da aziende, consumatori e perfino lavoratori.

Ma la sostenibilità non è l’unico valore aggiunto di queste aziende. Le stesse presentano numeri parecchio rilevanti anche a livello di presenza di donne manager, circa il 35% e un incremento significativo dei bonus per i dipendenti del 44%. Percentuali che crescono esponenzialmente anche quando si parla di nuovi posti di lavoro (57%), di energia rinnovabile (34%) e della valutazione delle performance sociali e ambientali dei propri fornitori (qui la percentuale schizza a 82 contro l’11% delle altre aziende).

In Italia ad oggi le B-Corp sono quasi 50 (durante l’anno ne è prevista la triplicazione) e il nostro paese rappresenta un’eccellenza in materia. Non solo siamo la seconda più grande community europea dopo l’Olanda ma siamo anche il primo paese ad aver varato una legge sulle società benefit.

A dicembre dell’anno scorso (2016) le B-Corp italiane si sono riunite nello spazio “Base” di via Bergognone per un evento inedito patrocinato dal Comune e dalla Fondazione Cariplo con il sostegno di Nativa, B-Lab Europa e della comunità delle b-corp italiane.

Molti sono stati gli interventi di personaggi particolarmente rilevanti nel settore, tutti convinti che non basti soltanto fare marketing per diventare “benefit”. Tutt’altro. Le b-corp promuovono e adottano una diversa filosofia aziendale che incide su tutta la filiera produttiva, sull’ambiente e sulla qualità della vita. Al profitto si applicano criteri di sostenibilità e di ogni azione si valuta l’impatto. Quattro le aree prese in esame: governance, comunità, persone, ambiente.

L’anima più nobile del non profit si fonde (responsabilmente) a quella del profit. Dal packaging alla distribuzione, dall’utilizzo delle materie prime alla lavorazione, dal rapporto con i dipendenti all’attenzione per il welfare aziendale. E tutto è regolato e misurato in base a rigidi protocolli affinché la sostenibilità non sia solo un principio cui ispirarsi, ma una declinazione concreta del fare impresa.

Eccole, le b-corp italiane: Banca Prossima, Cometech, Davines, D-Orbit, Dlm Partners, Dermophisiologique, Dikaios, Emmerre, Equilbrium, Exe, Facile Aiuto, Pasticceria Filippi, Focus Lab, Fratelli Carli, Fratelli Damiano, GoGreen Store, Goodpoint, GreenApes, Habitech, Herbatint by Antica Erboristeria, Insieme Cooperativa, Kudu, Little Genius, Marcel Zanolari, Marioway, Mondora, N&B group, Nativa, NWG Energia,Patagonia, Perlage, PerMicro, Right Hub, Salcheto, The Church Palace, Impact Hub Milano, Treedom, TWEEGS, Vita, Amala Ecoumana, Boboto, Croqqer, SingularityU Italy, Yoroom.